lunedì 28 settembre 2015

Masochismi Marziali

Pubblicato nel vecchio Blog il: 30.09.2013 08:50
Da quanto tempo praticate arti marziali? Una delle cose che accumulerete praticando arti marziali, non sarà certamente la conoscenza tecnica, quanto la collezioni di episodi marziali al quanto bizzarri nonché personaggi ad essi connessi, gente che pratica le arti marziali mistiche per il raggiungimento del Sé supremo (aha -_- ), gente che pratica arti marziali per collezionare medaglie e titoli mondiali in federazioni ( o sarebbe meglio chiamarle semplici “asd FEDERAZIONE pinco pallino”), gente che pratica le arti marziali per  diventare un Termineitor/Bruslì (con tanto di accento sulla “i”) e gente che pratica arti marziali per imparare la filosofia orientale (non era meglio un corso di laurea all’università?)… di tutti questi bei personaggi oggi vorrei parlarvi dei masochisti marziali.
Nel suo Psychopathia Sexualis del 1886, Richard Von Krafft Ebing definisce il masochismo come una specifica “perversione” sessuale* nella quale l’individuo vive nell’ossessione di subire un esperienza di completa sottomissione  verso il proprio partner, raggiungendo talvolta ALTI LIVELLI di  umiliazioni e strazianti torture. Ora ben consapevoli che molte delle nostre quotidiani abitudini sono rintracciabili all’interno di meccanismi psicologici infantili/sessuali (come insegna il buon caro Freud) meditiamo insieme riguardo la trasposizione di questo masochismo nel nostro piccolissimo mondo delle arti marziali “italianotte”,ovvero all’interno dei nostri piccoli bar dello sport dove spesso diciamo di andare a fare arti marziali.
Chi è il masochista marziale? Inquadrabile in un età compressa tra i venti e i trentacinque anni, solitamente di sesso maschile, sovente praticante di sport da combattimento o stili marziali armati come ad esempio: la esGrima (eh, si… è una parola spagnola) , talvolta anche arti marziali di tradizione orientale come ad esempio sistemi giapponesi di  derivazione jujutsu, karate e ovviamente cinesi come il Cunfù (quello con l’accento!), con una spiccata tendenza all’uso violento della forza (non quella di star wars), e dalle capacità linguistico/grammaticali degne di un testo alla Vasco fatto di mono sillabe o monoparole**. Ora fino qui direte “tutto ok” (tranne per il monosillabismo) dov’è il masochismo? Ed io vi rispondo, perdonatemi se lo faccio con una domanda: avete mai sentito la frase: “Noi a lezione ci meniamo per davvero!”, “noi facciamo la VERA arte marziale/sport da combattimento, perche da noi, Aoh, ce se mena, mica pe finta!”, “quando esco dalla pale c’ho sempre i lividi”?
Eh? Cosa?! Quindi, scusami, tu PAGHI (talvolta manco poco), per andare in palestra e farti “menare”? interessante, analizziamo il tuo “ragionamento”, ma facciamolo guardando trasversalmente la cultura dalla quale deriva l’atteggiamento masochistico.
Di tutti gli animali è reazione comune rispondere ad eventi violenti con la fuga, la paralisi tonica e là dove è necessario, il combattimento vero e proprio. Quando due esemplari della stessa specie ingaggiano la lotta, è facile notare come questa non abbia lo scopo di uccidere l’avversario se non quello di dimostrare di sovra farlo e ristabilire la propria posizione di maschio/femmina dominante (avete presente i combattimenti tra i cobra o i leoni?). Bene, l’uomo è l’unico essere vivente su questa terra che quando ingaggia il combattimento spesso (la storia lo dimostra) lo fa per ottenere non solo la resa, ma l’annientamento del proprio avversario. Ora noi crediamo di essere così superiori ed intelligenti, eppure, ad un intelletto normodotato di critica l’immagine precedente dimostra come in realtà non lo siamo. A dimostrazione di ciò abbiamo ideato fin dal paleolitico l’utilizzo via via più specialistico di armi e conseguenti metodi di uccisione, andando a finire in costruzioni di colossali filosofie atte ad accettare,  giustificare e, conseguentemente, a ricercare addirittura la morte quale bene massimo del  guerriero: cioè, non basta prendersi a mazzate, ma addirittura innalziamo intellettualmente e culturalmente un fatto, per ovvi motivi, nefasto a livelli tali da proporlo quasi in chiave di utile, nonché di bontà in termini etici/morali:
Gli insegnarono che la morte sul campo di battaglia al servizio di Sparta era la gloria più grande che la vita avrebbe potuto offrirgli.” Frase tratta dal Film 300
Ora Tralasciando il fatto che sia solo una frase tratta da un film, quindi prendendola con le dovute pinze, possiamo affermare come l’esaltazione della morte, quale atto nobile e glorioso, sul campo di battaglia sia componente fondamentale di propaganda in quegli ordinamenti sociali istituiti dai regimi tirannico/assolutistico (vedasi il feudalesimo cristiano/islamico: uccidete gli infedeli e guadagnate il regno dei cieli, il feudalesimo giapponese: il samurai e il suo onore anche nella sconfitta, l’età napoleonica e la grandeur francese, il socialismo russo, il nazional socialismo tedesco, il fascismo italiano e quello spagnolo, ecc) in modo da giustificare e far sì che sia socialmente accettabile andare in contro alla morte per il semplice valore attribuito ad un idea (che, per ovvi motivi etimologici, storico e filosofici è qualcosa che in realtà non esiste). In questo contesto possiamo parlare di masochismo sociale/culturale, dovuto ad un annullamento della capacità critica della massa comprendente il raggruppamento sociale a vantaggio del singolo intelletto innalzato a dirigere il popolo(notare quindi il parallelismo maestro ---> gruppo di allievi).
La nostra moderna società e cultura individuabile in aree geografiche ben definite, può quindi sviluppare diversi meccanismi di giustificazione per l’accettazione sociale di atti masochistici di portata generazionale. Ora, per rientrare nel discorso del bar dello sport marziale, basterà capire come sia credenza populistica e ampiamente condivisa dai soggetti che rientrano nella descrizione di cui sopra che, più ci si fa male durante le sessioni di allenamento (si, proprio così allenamento, cioè nemmeno in gara, ma unicamente in allenamento) e più si è marziali, virili e guerrieri, spesso associando la giustificazioni che: facendo arti marziali sia necessario andare forte mentre si è a lezione. Condivido il pensiero che le nostre discipline dovrebbero insegnare a combattere, d’altronde sono appositamente definite arti marziali, se insegnassero altro non lo sarebbero, condivido il pensiero che sia necessario un costante allenamento al combattimento per chi pratica le arti marziali, ma la domanda è: è proprio necessario farci del male fisico gratuito, per raggiungere l’eccellenza marziale? Mi spiego: Se a lezione devo eseguire un semplice colpo di pugno, devo per forza fracassare il volto del mio compagno di allenamento in virtù di un addestramento, il più possibile, reale?! Credo che ci siamo evoluti e distinti dalle bestie proprio grazie alla nostra capacità di analizzare e, quindi, al nostro intelletto, per cui saremo tutti d’accordo che posso trovare metodi altrettanto efficaci per l’addestramento senza dover ogni volta finire all’ospedale per un articolazione lussata o per un naso rotto, in fin dei conti quale vantaggio sarebbe quello di avere un corpo distrutto già dalla fase dell’addestramento, prima ancora di andare in guerra o nel nostro caso, di ingaggiare un combattimento? Il fanatismo quasi religioso di certi soggetti può comportare l’accettazione di una simile metodologia masochistica per l’insegnamento e trasmissione delle arti marziali, ma non ci fermiamo unicamente al subire piacevolmente il dolore per uno scopo ritenuto di grande valore, spesso il masochismo marziale è anche molto più sottile ed ingenuo, proprio come il maestro di karate che porta i suoi allievi a fare una dimostrazione presso la palestra di una scuola media e, in pieno inverno, li fa sedere in seizan aspettando l’inizio della esibizione e là dove il novello marzialista fa notare al maestro che ha freddo e che forse sarebbe meglio riscaldarsi ginnicamente, dall’alto della sua oscura cintura nera, il maestro può rispondere: “Riscaldati col Kimè”! inutile far notare al maestro che l’allievo non è altro che una semplice cintura bianca, quindi effettivamente quanto kimè può avere? E possiamo andare avanti ad oltranza con vari racconti marziali che vedono rapporti masochistici di quotidiana ordinanza. 
Tutto ciò è molto simile ad un piccolo evento storico, quello dei fanatici flagellanti medievali, i quali erano fermamente convinti che l’autoflagellazione a imitazione della passione del loro signore, il cristo, potesse garantire la vicinanza col divino. Nel caso dei nostri marzialisti, la convinzione di raggiungere uno stato guerriero superiore grazie a metodologie di tipo masochistico.
Non contenti dell’eseguire metodologie masochistiche , i soggetti di cui sopra, provano anche a pubblicizzare la loro marzialità guerriera, raggiungendo livelli quasi osceni di autocompiacimento, a tal proposito il mondo di youtube ad esempio, è pieno di video raccolte fotografiche dove, il susseguirsi delle foto dei lividi sparsi per il corpo, sono alternati a frasi del tipo: “noi ci alleniamo per davvero”. Bravi, complimenti, siete fortissimi, ma soprattutto degni rappresentanti dell’alto livello scientifico, tecnologico raggiunto dalla nostra civiltà.

2 commenti:

  1. Ma per favore.. https://martialskeptic.wordpress.com/2016/02/19/il-drago-e-luva/

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  2. Wow mi sento così importante, ma quanto ti brucia? Continui a credere che abbia scritto l'articolo "contro " di te? Applausi a te e continua cosi

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